Come ChatGPT ha cambiato il mio modo di utilizzare Internet (e Google)

Maggio 10, 2024 Roberto Cosentino

Come ChatGPT ha cambiato il mio modo di utilizzare Internet (e Google)

Il traffico è calato? Non è solo colpa delle penalizzazioni, forse.

Posso dire di essere stato uno dei primi utilizzatori di ChatGPT. Pochi giorni dopo il suo debutto in Italia mi sono iscritto e non appena disponibile l’abbonamento, ho da subito effettuato la registrazione. Da allora ogni mese rinnovo in automatico l’iscrizione a ChatGPT 4. Uno strumento che uso quotidianamente per svariati progetti. Ma una cosa va detta: è l’assistente di cui avevo bisogno, perché ha stravolto, e in meglio, la mia fruizione del Web.

Inizialmente ero molto scettico sulla SEO. Quando ancora erano in pochi i professionisti e i siti ad applicare le molte e severe leggi di Google, io mi tenevo a debita distanza. Questo perché temevo che, se un giorno Google fosse balzata in testa l’idea di stravolgere i piani (spoiler, succede spesso, ultimamente) ci saremmo trovati tutti con lo stesso problema. Ovvero siti creati su misura per Google, che vanno poi rinnovati. E guarda caso, succede proprio così. Ore, giorni, mesi, anni di lavoro che possono andare in fumo perché un algoritmo cambia dall’oggi al domani. Ma la verità è che ora non sono solo i capricci di Google a rendere gli Analytics dei SEO simili all’elettrocardiogramma di un paziente cardiopatico in corsa su di una salita. Ma è proprio l’IA, come ChatGPT e simili.

A lasciare scrivere un contenuto da zero da un prompt sono bravi tutti. Ma un utilizzo intelligente dei chatbot è ben diverso. Stavo scrivendo ad esempio questo articolo pubblicato su LOGIN del Corriere della Sera. Si parla di annunci pubblicitari interattivi, che Prime Video mostrerà per consentire gli acquisti quando i video sono in pausa. Fin qui niente di che, ma avevo bisogno di un aiuto per le prime righe. Volevo inserire una data importante per il marketing mondiale: 1° luglio 1941, va in onda il primo spot televisivo. Potevo fare una ricerca su Google, trovando sicuro il contenuto che mi interessava, e in effetti, il risultato zero mi dava le prime informazioni a primo impatto. Il risultato zero è figo, ok, ma non serve a molto se non per le impressioni a chi ha scritto il contenuto. Che senza click, diminuiscono drasticamente il CTR. Ma a parte queste elucubrazioni, la verità è che ho scelto ChatGPT per questa ricerca. E sapete perché?

Google mi propone pagine e pagine interessanti, certo. Ma la maggior parte sono una copia dell’altra. Non c’entra molto l’Intelligenza Artificiale. Molte di queste pagine sono state pubblicate, almeno per quel che cercavo, ben prima che i chatbot diventassero di uso comune. La verità è che prima (ma anche ora) si copiava e si incollava, cambiando giusto qualche sinonimo e qualche tempo verbale. I tempi di redazione sono infami, il tempo a disposizione sempre poco. Avevo bisogno della mia informazione in breve tempo. Sì, i chatbot possono andare incontro ad allucinazioni, ma si possono sempre verificare, anche all’interno delle stesse IA. Ad esempio chiedendo link a fonti ufficiali. Inoltre, da quando è attivo la possibilità di effettuare ricerche all’interno dello stesso chatbot, è difficile che vengano proposte allucinazioni (certo, non impossibile).

Uno dei miei (tanti) siti è stato colpito da Google. Stimo di aver perso almeno il 90% del traffico in meno di un anno. Ma la Search Console non rileva problemi di sorta, inoltre sono ben posizionato con le stesse keywords, specie su quelle che generavano più traffico. Cosa è cambiato allora? Sicuramente delle penalizzazioni o delle perdite di posizioni, ma la verità è che con l’aumento del numero dei chatbot, alle volte utilizzabili anche gratuitamente, le persone usano sempre di meno i motori di ricerca. E qui accade un paradosso delle IA. Le stesse IA aiutano a creare contenuti in poco tempo, ma la verità è che se non si è ferrati nel prompt engineering, i contenuti sono quasi sempre scadenti. Inoltre se non applichi le regole base della SEO, quel contenuto andrà ad alimentare le migliaia di pagine spazzatura delle ricerche Google. La verità è che i contenuti sono troppi e uno dei più grandi vantaggi è di andare al sodo della questione, proponendo una sola versione (spesso molto più che attendibile) senza dover obbligare l’utente a districarsi tra migliaia di risultati.

Quel che era l’arma vincente di Google una volta, potrebbe diventare insomma un ostacolo. E l’arrivo ormai prossimo del motore di ricerca di OpenAI, rende il colosso di Mountain View sempre più precario. Anche i SEO dovrebbero porre una seria attenzione sulle ricerche che avvengono nei chatbot e sul prossimo servizio proposto da Sam Altman. Non sapremo come cambierà la SEO, ma sappiamo che cambierà, se avverrà un cambio di leadership. Di certo, ChatGPT ha modificato la fruizione di Internet. E fatemelo dire, decisamente in meglio.

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