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80° anniversario della Liberazione: memorie condivise, ma non troppo

Aprile 15, 2025
Aprile 15, 2025 Roberto Cosentino

80° anniversario della Liberazione: memorie condivise, ma non troppo

Ci si appresta verso la celebrazione della Liberazione. E come ogni anno, non mancano le polemiche. Ma quest’anno sono diversi i casi quantomeno controversi che minano alle celebrazioni. C’è infatti chi difende la tradizione solo quando si tratta di presepi, cacciagione o sagre di paese, salvo poi smarrire ogni spirito conservatore davanti alla memoria della Resistenza. L’’80° anniversario della Liberazione ha mostrato con chiarezza un fatto: per alcune giunte di centrodestra, la storia è un campo minato, soprattutto quando si parla di partigiani.

In tutto il Paese, dalla Lombardia alla Liguria, sono emersi casi in cui sindaci o amministrazioni comunali di centrodestra hanno assunto posizioni controverse sul 25 Aprile, suscitando proteste da parte dell’ANPI, delle opposizioni e dei cittadini. Ma non sono mancate eccezioni, come il caso di Arcore, dove un sindaco dello stesso schieramento ha preferito onorare la memoria senza esitazioni. Di seguito, una ricognizione completa dei principali episodi.

Lissone: il drappo negato

A Lissone (MB), la sindaca Laura Borella, eletta nelle fila della Lega, ha negato all’ANPI il permesso di esporre uno striscione celebrativo dell’80° della Liberazione, proposto con la sola scritta “1945-2025 – 80° della Liberazione” e privo di simboli politici. Il diniego è stato motivato con l’intento dichiarato di evitare favoritismi: o tutti gli striscioni, o nessuno. La decisione ha scatenato le proteste dell’ANPI locale, che ha parlato di un atteggiamento burocratico e di un pericoloso svuotamento del significato della ricorrenza, denunciando il rischio di declassare il 25 Aprile a evento di secondaria importanza. La giunta ha invece parlato di “coerenza istituzionale” e la sindaca ha respinto le critiche bollandole come “strumentalizzazioni”. Il caso ha suscitato un ampio dibattito a livello locale, sollevando interrogativi sulla neutralità dell’approccio e sull’opportunità di applicare il principio di par condicio anche alla memoria storica della Repubblica.

Lonate Pozzolo: l’ANPI non è gradita

A Lonate Pozzolo (VA), l’ANPI è stata esplicitamente esclusa dalle celebrazioni ufficiali del 25 Aprile, organizzate dalla giunta guidata dalla sindaca Camilla Cattaneo, esponente di Fratelli d’Italia. In una lettera inviata direttamente alla presidente provinciale dell’ANPI, l’amministrazione ha comunicato che la sua presenza non era gradita, suscitando scalpore e indignazione. Secondo il gruppo di opposizione “Uniti e Liberi”, la decisione sarebbe stata presa su pressione della dirigenza provinciale di Fratelli d’Italia, e costituirebbe un grave precedente istituzionale. “Come spesso accade, per Lonate decidono altri: il sindaco di Gallarate e i vertici del partito”, ha commentato la consigliera Nadia Rosa, che ha denunciato l’esclusione come un attacco diretto alla memoria democratica. L’idea di una celebrazione della Liberazione senza la partecipazione dell’ANPI, che rappresenta storicamente la custodia della memoria resistenziale, ha indignato cittadini e associazioni, con un conseguente acceso dibattito pubblico sulla legittimità di un simile atto e sul senso stesso della ricorrenza.

Maclodio: festa dei Caduti al posto del 25 Aprile

Nel bresciano, il sindaco Simone Zanetti (FdI), alla guida del piccolo Comune di Maclodio, ha confermato per il quinto anno consecutivo la scelta di non celebrare la Festa della Liberazione, che ha sostituito con una generica festa dei Caduti. Zanetti ha dichiarato pubblicamente che, a suo parere, il 25 Aprile è una data divisiva, simbolo di una “guerra civile” che oggi rischia di alimentare nuove spaccature. Secondo il primo cittadino, è preferibile onorare indistintamente tutti i caduti, senza enfatizzare la componente partigiana della Liberazione, perché anche chi militava dalla parte opposta merita rispetto. Una posizione che ha suscitato dure reazioni dalla sinistra e da associazioni antifasciste, con richieste di dimissioni e accuse di revisionismo storico. Luca Trentini, segretario provinciale di Sinistra Italiana, ha definito l’atteggiamento del sindaco “una vergogna istituzionale”. Anche l’ANPI ha condannato l’iniziativa, che ha indicato come un tentativo di equiparare partigiani e repubblichini in nome di un’unità che cancella la verità storica.

Albiolo: “non è la mia festa”

Ad Albiolo (CO), il sindaco Mario Bernasconi, eletto con una lista civica sostenuta dal centrodestra, ha ritirato il patrocinio comunale alle celebrazioni unitarie del 25 Aprile, con la motivazione di trattarsi di una manifestazione divisiva. In dichiarazioni pubbliche, Bernasconi ha affermato che “la Liberazione non fu merito dei partigiani, ma degli alleati” e ha suscitato reazioni indignate. A rafforzare la polemica, è intervenuta anche la sua difesa di un aviatore locale caduto nel 1938 durante la guerra civile spagnola, mentre combatteva a fianco dei franchisti. Secondo Bernasconi, la memoria storica tende a escludere figure come quella dell’aviatore per ragioni ideologiche: “Perché un nostro concittadino che ha combattuto in Spagna dovrebbe valere meno solo perché era dalla parte sbagliata?” ha dichiarato e difeso l’intitolazione di una targa commemorativa. L’ANPI e i promotori delle celebrazioni hanno espresso sconcerto per la posizione del sindaco, accusandolo di voler riscrivere la storia in chiave revisionista e di ostacolare un momento di memoria condivisa proprio nel comune che ospitava la manifestazione intercomunale per il territorio.

Valdieri: “partigiani e Costituzione non sono legati”

A Valdieri (CN), il sindaco Guido Giordana, esponente di Fratelli d’Italia, ha patrocinato un’iniziativa simbolica con piantumazione di alberi dedicati ai principi fondamentali della Costituzione e ad altrettanti partigiani locali. Tuttavia, nel corso della presentazione pubblica del progetto, Giordana ha tenuto a precisare che “Costituzione e Resistenza non sono la stessa cosa”, affermazione che ha immediatamente generato un’ondata di critiche. Secondo il primo cittadino, la Costituzione è patrimonio di tutti gli italiani e non deve essere confusa con il percorso specifico della lotta partigiana, considerata divisiva. L’ANPI e la società civile locale hanno reagito duramente e hanno sottolineato l’inscindibile legame tra la Resistenza e la nascita della Repubblica democratica. Alcuni rappresentanti delle opposizioni hanno invitato il sindaco a rileggere la XII Disposizione della Costituzione, che vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista, mentre diverse associazioni hanno organizzato presidi simbolici in segno di dissenso. Il caso di Valdieri ha assunto valore emblematico, portando alla luce una linea di pensiero che separa la memoria storica dai fondamenti istituzionali, suscitando un ampio dibattito anche a livello provinciale.

Cichero: lapide partigiana rimossa con la ruspa

A Cichero, frazione di San Colombano Certenoli (GE), la giunta comunale guidata dalla sindaca Carla Casella, vicina a Fratelli d’Italia, ha rimosso con l’ausilio di una ruspa la lapide del partigiano Federico “Zatta” Beronio, figura simbolo della Resistenza ligure, nel contesto di un riordino degli spazi cimiteriali. La tomba, divenuta nel tempo un luogo di memoria e raccoglimento, è stata smantellata senza alcun preavviso pubblico né consultazione con la comunità o con i familiari. Il cippo in granito, spezzato durante l’intervento, è stato lasciato a terra tra lo sconcerto dei cittadini. La decisione ha provocato una forte indignazione, soprattutto da parte dell’ANPI provinciale e locale, che ha parlato di atto gravissimo, di uno “sfregio alla memoria” e di un comportamento che ignora completamente il valore storico del luogo e della figura commemorata. Il Comune ha difeso la scelta sostenendo si trattasse di una procedura amministrativa ordinaria, ma sotto la pressione delle proteste ha poi promesso di ricollocare la lapide nello stesso punto. Il danno simbolico, tuttavia, resta. In molti vedono nell’episodio un segnale culturale più profondo: una rimozione non solo materiale, ma anche ideale, della memoria antifascista.

Arcore: il sindaco che sfida i pregiudizi

In controtendenza, ad Arcore (MB), il sindaco Maurizio Bono (centrodestra) ha promosso con decisione le celebrazioni per l’80° della Liberazione. Ha organizzato cerimonie, incontri con i giovani, una mostra e ha proposto murales per ricordare i partigiani locali. Questa scelta ha suscitato l’irritazione della sua stessa maggioranza (Lega, Forza Italia e FdI), più per la forma che per il merito, accusandolo di mancanza di condivisione. Ma Bono ha tenuto il punto, affermando che “non conoscere le storie dei partigiani fa male” e rivendicando il valore universale della memoria resistenziale. La sua posizione ha attirato anche critiche da alcuni esponenti dell’ANPI, che hanno ritenuto l’iniziativa dei murales troppo personalistica e non sufficientemente concertata con le associazioni partigiane locali. Una mosca bianca nel suo schieramento, e per questo bersaglio di pregiudizi opposti: chi è troppo prudente, e chi troppo coraggioso.

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