Ci sono alcuni principi a cui l’Ordine dei Giornalisti ha ritenuto che gli iscritti debbano rispettare. Delineati nella Carta dei doveri del giornalista, ve ne sono alcuni che andrebbero rispettati come se fossero i Dieci Comandamenti. In particolare, due andrebbero metaforicamente marchiati a fuoco nella memoria. E ovvero il rispetto della dignità delle persone, e l’evitamento della spettacolarizzazione di tragedie e sofferenze personali. Non mi sembra qualcosa di difficoltoso da capire. Eppure, chi per ottenere qualche clic in più, di questo si disinteressa. Come nel titolo dell’articolo di Libero, in cui si parla di Giada Desideri, che riporto di seguito:
“Giada Desideri, che fine ha fatto. Il marito Luca Ward, la malattia della figlia, il ritorno a Un posto al sole”
“La moglie di Luca Ward sarà ospite oggi a La Volta Buona. La carriera, il ritorno a Un posto al sole e il dolore per la malattia rara della figlia Stella”
A parte il fatto la discriminazione che subisce Giada Desideri che non viene riconosciuta nel titolo come attrice, ma come moglie di Luca Ward, il titolo che riprende “la malattia della figlia” e come se non bastasse, ripreso nella URL con tanto della parola “aborto”.
Perché non menzionare nel titolo Giada Desideri e la sua carriera da attrice? Era strettamente necessario sfruttare il dolore della famiglia Ward per ottenere qualche click in più?
Ma Libero è in compagnia, come dimostra Il Messaggero:
Quanto fate così, non siete consulenti SEO, non siete giornalisti. Siete poveretti.